L’alveare ha esigenze nutrizionali complesse che derivano dall’infinita diversificazione delle fonti alimentari che si trovano nell’ambiente, sostituibili soltanto con una alimentazione supplementare preparata sulla base delle acquisizioni derivate dalla più attuale scienza della nutrizione e utilizzando le più moderne tecniche di lavorazione e protezione dei micronutrienti.

Quello che l’apicoltore deve sapere

E’ possibile prevenire il fenomeno dello spopolamento o del collasso delle famiglie, talvolta attribuibile a problematiche nutrizionali, adottando strategie di alimentazione supplementare.
L’alimentazione per gli alveari come per tutti gli esseri viventi costituisce un fattore centrale di sviluppo e di capacità di difesa dalle avversità.
Di norma le api sono in grado di reperire nell’ambiente i nutrienti necessari per lo sviluppo delle famiglie e di immagazzinarli in quantità sufficiente anche per garantire autonomia nutrizionale per lunghi periodi: il nettare e le melate che trasformati in miele costituiscono la fonte primaria di nutrimento; il polline che costituisce la fonte principale di proteine per lo sviluppo della covata ed il mantenimento in salute degli adulti e della regina che con la deposizione sviluppa uno sforzo metabolico straordinario; amminoacidi; lipidi; vitamine; minerali; acqua e propoli.
Esistono però fattori che sono intervenuti negativamente sulla quantità e sulla qualità delle fonti ambientali di queste sostanze indispensabile per lo sviluppo e la sopravvivenza degli alveari e che inducono una sofferenza talvolta non evidente ma non per questo meno dannosa: ridotta biodiversità vegetale (monocolture) che non assicura la varietà di pollini e quindi la totalità degli aminoacidi indispensabili alla crescita ed al ciclo naturale delle larve; cambiamenti climatici; attività antropiche e agronomiche che disperdono nell’ambiente sostanze nocive o tossiche.
Questi fattori possono essere causa di mortalità o di rallentamento dello sviluppo ma anche intervenire nei delicati sistemi di difesa e protezione dell’alveare tale da renderlo più vulnerabile anche alle malattie.
Una colonia di api di 40-50mila individui in un anno può consumare mediamente da 20 a 50 kg di polline e quantità elevate di zuccheri, in funzione della dimensione e dello sviluppo dell’alveare. Lunghi periodi con bassa importazione di polline o la raccolta di polline con scarso contenuto di proteine (inferiore al 20%) può comportare la riduzione o il blocco della covata con conseguente spopolamento delle famiglie. L’assenza di fattori nutrizionali ancora sconosciuti (FNS), presenti nel polline comporta una minore longevità della vita delle api. Questo conferma che non sempre è sufficiente la sola integrazione zuccherina con canditi o sciroppi per garantirsi la sopravvivenza o lo sviluppo degli alveari.
In condizioni di scarsa importazione o scorte insufficienti per la sopravvivenza, che potrebbero compromettere o frenare lo sviluppo e lo stato attivo delle api modificando negativamente il metabolismo generale dell’alveare, le esigenze nutrizionali delle api possono essere compensate somministrando razioni di zuccheri e supplementi proteici.
L’integrazione proteica diventa indispensabile anche per l’allevamento delle regine in quanto stati carenziali compromettono anche lo sviluppo del ciclo vitale della regina oltre ad una evidente riduzione delle dimensioni della stessa cella reale. E’ stato dimostrato che l’utilizzo di integratori proteici porta alla formazione di celle reali decisamente più grandi e quindi a regine più valide, feconde e longeve.